Prima di dover assistere a una guerra che tocchi tutti da vicino e che faccia ripartire sadicamente l'economia giunta ormai ad un livello stagnante, che neanche il tanto decantato mercato potrà mai far ripartire, bisognerebbe prendere consapevolezza delle proprie forze, ripartire culturalmente dal basso e fare una vera rivoluzione. Un piccolo passo sarebbe quello di abbandonare pregiudizi e paure e dare un vero senso alla parola comunità. Non ci accorgiamo di essere diventati avidi e ingordi.. di quanto abbiamo bisogno per vivere, quante vite pensano di avere a disposizione i novelli faraoni e paperon de paperoni?..siamo una massa di egoisti e insensibili.. non c'importa se qualcuno sta peggio di noi anzi spesso ci si scaglia contro gli ultimi per nascondere le proprie frustrazioni e difficoltà..
Una cosa che ho sempre visto da mio babbo fin da piccola e che mi ha sempre colpito è stata l'accoglienza incondizionata verso chiunque bussasse alla nostra porta, non era semplice ospitalità perché uno "zingaro", un "nero" di solito non sono ospiti graditi in casa.. la prima cosa che faceva era prendere qualcosa da mangiare e da bere, poi iniziava i suoi discorsi mettendoli subito a loro agio. Sembra una cosa normale quasi banale ma in tempi come questi piuttosto che far entrare qualcuno in casa la gente preferisce prendersi un porto d'armi. Questo è sintomatico del clima di ostilità reciproco a cui ci siamo piegati, siamo vittime della nostra stessa ombra.
Quando penso a piccole comunità come quelle in cui viviamo credo ci sia ancora la possibilità, anche se solo potenziale, di agire concretamente, di ripartire da noi stessi ed esportare un modello alternativo al puro consumismo fine a stesso. Se non diamo valore all'ambiente in cui viviamo, a quello che mangiamo e respiriamo, alle persone che ci stanno intorno cosa ci resta? Io personalmente partirei dal togliere il superfluo, è una cosa mia personale ..odio il lusso, credo che sia una cosa utile solo al proprio ego, spendere certe cifre per una macchina o per oggetti a cui viene dato un marchio per elevare il tasso della propria vanità .. non concepisco un sistema che permette ai ricchi di evadere e poi di fare la carità attraverso quella che chiamano beneficenza, non capisco l'ammirazione e il voler arrivare a possedere questo status.
So che non si può tornare indietro al baratto ma un sistema che non da valore a quello che si produce e al lavoro che c'è dietro non è sano e non può andare avanti, per questo dobbiamo essere noi stessi a dare un senso e un valore a tutto questo.
La generazione di mio babbo è quella che ha conosciuto la fame perché cresciuta negli anni del dopo guerra, ha vissuto un senso di solidarietà forte perché erano tutti nella stessa barca e bisognava ricostruire ogni cosa, poi è arrivata l'illusione del benessere, ci si è dimenticati del passato e si è "voluto dare ai propri figli quello che noi non avevamo avuto". Il benessere sembrava poter essere per sempre e per tutti ma era solo un'illusione perché ha solo riniziato a creare divisioni e conflitti tra classi sociali. Non c'è per forza bisogno di una guerra per tornare ad essere tutti uguali e più solidali gli uni cogli altri oppure si...
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