in realtà non ci siamo mai liberati dai fascisti e dal fascismo, fuori e dentro il parlamento siedono esponenti che tranquillamente vanno fieri del loro passato malgrado sia riconosciuto come reato l'apologia del fascismo e la ri-costituzione del partito fascista (cosa sono forza nuova e casapound circoli di bocce!)
in realtà alla liberazione fisica dell'italia non è seguito un vero movimento culturale, una rivoluzione morale che fosse capace di comprendere veramente gli errori fatti, analizzarli a fondo per poi impedire che si aprissero degli spiragli nel futuro una volta passata la forte emozione seguita alla fine della guerra, all'esaltazione per la libertà e per la lotta partigiana. da questa ondata d'entusiasmo è nata la costituzione coi principi generali migliori che si possano desiderare ma quello che doveva essere il punto di partenza si è rivelato un punto di arrivo.
l'italia è un paese con la memoria corta, sempre pronta a salire sul carro del vincitore e a inseguire l'uomo forte, oggi come ieri, quelli che il giorno prima erano fascisti il giorno dopo erano festanti a piazzale loreto; nel momento di fare veramente lo scatto verso il cambiamento la forza di autoconservazione ha sempre prevalso sul cambiamento (ricorda forse qualcosa?)
se oggi chiedete a un giovane cosa rappresenta questa giornata non so quanti sarebbero in grado di rispondere, perché non c'è nessuno nelle aule di scuola che sappia o osi fare un discorso del genere senza essere apostrofato come comunista."Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione."(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955).
nell'Italia delle larghe intese, della sinistra che non c'è più da troppo tempo, nel paese degli indifferenti, in ricordo di chi ha lottato contro tutto questo:
Antonio Gramsci“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani.Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti...Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.